Mentre lottavo per la mia, sono riuscita a dare la vita anche a mia figlia. Per questo spero che la mia storia porti speranza ad altre donne nella stessa situazione. Grazie all'aiuto dei medici, infatti, sono riuscita a combattere il tumore al seno che mi ha colpito durante la mia seconda gravidanza e a dare alla luce una bambina sana.Per il resto la mia storia è simile a tante altre. Era l'agosto del 2009, quando durante una doccia mi accorsi della presenza di un nodulo al seno. Feci subito un'ecografia, ma venni rassicurata: "Non è nulla di grave".
Nello stesso mese scoprii di essere incinta. Avrei dato una sorellina al mio Matteo e ciò mi riempiva di gioia. Durante una visita di routine per la gravidanza raccontai però alla ginecologa che mi seguiva del nodulo che avevo scoperto. Lei, allarmata, mi consigliò una vista all'IST, Istituto scientifico tumori (o Istituto nazionale per la ricerca sul cancro) di Genova.
Il dottore che mi visitò capì subito la gravità della situazione e richiese una biopsia che confermò il suo sospetto: carcinoma triplo negativo, uno dei più aggressivi e difficili da curare. Nonostante questo, decisi di proseguire la gravidanza.
Nel gennaio 2010, alla ventiseiesima settimana di gestazione, venni operata. L'intervento andò bene, il tumore venne rimosso e i linfonodi intorno risultarono essere negativi. Era un primo successo, anche se dovevo affrontare la chemioterapia, che è estremamente problematica durante una gravidanza. Con gli oncologi dell'IST analizzammo le varie possibilità, ma solo una sembrava essere quella percorribile nella mia situazione. Non potevo, infatti, aspettare la nascita della bambina prima di cominciare a curarmi, perché ero appena alla ventiseiesima settimana, e c'era il rischio che la malattia nel frattempo continuasse ad avanzare. D'altra parte non potevo nemmeno far nascere Anna così prematuramente. Decidemmo quindi di iniziare la cura, che sarebbe stata interrotta per far nascere la piccola e ripresa subito dopo. Alla ventisettesima settimana iniziai il primo dei due cicli di chemioterapia previsti nel corso della gravidanza. Per ridurre i possibili effetti negativi sulla bimba, il farmaco veniva estremamente diluito e somministrato lentamente, nel corso di 72 ore, durante le quali ero ricoverata e monitorata attentamente. Alla trentaquattresima settimana la terapia venne interrotta per far nascere Anna, che pesava 2,1 kg e godeva di buona salute.
La settimana dopo il parto ripresi i cicli di chemioterapia seguiti dalla radioterapia. A fine luglio 2010, finalmente, il trattamento è terminato. I medici che mi hanno curata sono stati meravigliosi, non solo professionalmente ma anche emotivamente, e mi hanno dato forza e coraggio senza nasconder nulla e condividendo con me ogni scelta. Oggi io e la mia piccola stiamo bene, mi sottopongo a controlli ogni sei mesi e la mia vita è tornata come prima, ma con una bimba in più in famiglia.